Ipnosi e psicoterapia a Cagliari

giovedì 27 gennaio 2011

Psicologia anti-crisi: La psicologia del campione.

Riprendiamo il discorso della psicologia anti crisi economica con una partenza a gomme urlanti. 
Perchè certi ce la fanno e altri no? Possibile siano tutti raccomandati o fortunati?
Certo, le raccomandazioni spianano il terreno, la fortuna aiuta, ma è anche vero che la fortuna aiuta gli audaci, e chi ha la raccomandazione solitamente molto audace non è. 
Preparatevi quindi sulla vostra sedia, perchè da questo momento preciso parte la vostra riprogrammazione mentale per raggiungere il pieno e totale successo lavorativo e individuale. 
Basta insicurezze, basta ripensamenti, basta tirarsi addosso l'alone negativo alla Fantozzi.
Questa è la stazione di Psicologia anti crisi, e apriamo ora le porte alla psicologia del campione. 


Esiste un profilo psicologico ben preciso del campione, o di colui che arriverà in alto. E ce ne accorgiamo dalle interviste di grandi atleti o di manager di successo. Ecco gli ingredienti:
1) propensione a pensare sempre in positivo
2) determinazione e volontà incrollabile
3) fiducia in se stessi e nelle proprie capacità
4) pensiero orientato sempre nel presente e nell'immediato futuro, mai nel passato
5) scarsa o nulla propensione al rimuginare sugli errori della propria vita
6) focalizzazione sugli obiettivi a breve termine, con uno sguardo sempre verso il futuro.
7) capacità elevatissima di problem-solving, ossia trovare soluzioni alternative se quelle che adottiamo non funzionano.
8) competenze professionali elevatissime (lo metto per ultimo, perchè senza i punti sopra è fine a se stesso).
9) resilienza (resistenza alla frustrazione e capacità di risollevarsi sempre)

10) coraggio.

Valentino Rossi, per esempio è stato in grado di cambiare squadra varie volte e raggiungere non solo il successo personale, ma anche del proprio team. Aggiungo che è andato avanti malgrado ossa rotte e interventi chirurgici di una certa rilevanza, e guidando la moto con le ossa 
fratturate di una mano .Pensate che, mi risulta, abbia saltato il servizio militare per il numero di fratture nel corpo.  Anche ultimamente, in piena riabilitazione dall'ultimo incidente, il suo morale è sempre alto, e non si perde MAI d'animo.

In definitiva, essere bravi non basta. 
Se guardate questo video, noterete chiaramente tutti i 10 punti sopraindicati.


Presto un'altra intervista ad un ospite speciale, che ci dimostrerà chiaramente come anche persone normali, dotate però di una mentalità da campione, possono riuscire a raggiungere importanti traguardi.
E dopo, direte voi? 
Dopo che avrete capito che il successo non è prerogativa esclusiva di ricchi, fortunati e accozzati, vi racconterò una storia, e vi darò tutti gli strumenti per raggiungere il vostro obiettivo.
Avrò bisogno del vostro aiuto, ma ne riparleremo.


A presto, e scrivetemi.  


Dr. Delogu

martedì 25 gennaio 2011

Psicologia anti-crisi economica: Intervista a Daniele Doesnt' Matter

Giovani laureati disoccupati, centinaia di curriculum inviati, prevalentemente ignorati. Proposte di lavoro con fregatura annessa, e i soliti noti che accedono alle cariche riservate solo a loro.
Dopo la laurea per molti la specializzazione è il call center, dove il giovane laureato chiama a casa della gente e viene pagato per ogni contratto stipulato. Sotto i 5 contratti mensili non si vede un euro, se non pochi spiccioli. Sopra i 5 contratti i soldi cominciano a salire, con una sorta di reddito fisso legato al n° di contratti.  Quindi, per la legge della statistica, più chiamate si fanno, più sarà facile trovare la persona interessata o che proprio non ne capisce niente e quindi "da interessare", per usare un eufemismo.
Ricapitolando: 5 anni di laurea, 25-30 esami superati -> call center chiamando centinaia di persone al giorno trovando tutte le strategie possibili (insistere, trattare male, convincere, non riagganciare facilmente) per avere molti contratti, e quindi una somma di 500-600 euro al mese. Ma facciamo anche 1000, passando 8 ore al giorno al telefono facendo 1 chiamata ogni 5 secondi.
Dopo aver studiato, e vedere attorno a sè il nulla lavorativo, moltissimi si buttano in altri lavori, altri impieghi che niente hanno a che vedere con la laurea. Giusto per fare un esempio, una collega laureata con 110 e lode in psicologia, dopo qualche anno di ricerca si è aperta un negozio di abbigliamento (coi soldi del padre).
Le cose che sento dire di più:
- Non c'è lavoro
- C'è crisi
- Non ce la posso fare
- Se tornassi indietro farei il meccanico e almeno imparerei un mestiere
- Quella a 24 anni fa la commessa, ha la macchina nuova e va dalla parrucchiera tutte le settimane. Io a 24 anni davo esami, e oggi sono al punto di partenza.
- Cercano laureati per lavorare da tecnocasa: mi butto!
- La laurea, oggi non serve a niente.
- La laurea serve solo per cultura personale, non per lavorare.
Aggiungiamoci pure che la vita è uno schifo e tanto valeva farla finita buttandosi dal bastione, e il quadro è completo.
Il rapporto ISTAT del 2007 inserisce per la prima volta il concetto di “fenomeno dello scoraggiamento”,  che implica la perdita di fiducia con conseguente cessazione della ricerca di un posto di lavoro. L’ISTAT infatti afferma: “Il motivo della mancata ricerca dell'impiego è dovuto per il 42% degli intervistati ad uno scoraggiamento relativo alle proprie possibilità di lavoro; c'è chi si dichiara troppo giovane o troppo vecchio, o ancora poco qualificato. L'incidenza dello scoraggiamento aumenta con l'età perché il reinserimento lavorativo è considerato un ostacolo difficile da superare”.
Tutto chiaro?


Ed è qui che introduco un ospite sensazionale, cari lettori, che mi ha dato l'onore di rispondere a delle domande sul mio blog.  Ecco a voi Daniele doesn't matter, al 16° posto col maggior numero di iscrizioni in assoluto su youtube, e partner di youtube. Un ragazzo tra tanti, i cui video vengono però visti da migliaia di persone ogni settimana. Qui trovate il suo sito http://www.youtube.com/user/DoesntmatterPodcast
Ma mi fermo qui, non voglio svelarvi troppo. 



 1) Ciao Daniele, grazie per la disponibilità per questa intervista sul mio blog. Puoi raccontare a me e ai lettori la tua storia, che ti ha portato a entrare tra i primi 20 con più iscrizioni in assoluto di youtube?
Ciao Giovanni, grazie a te per lo spazio dedicatomi sul tuo blog. E' la prima volta che rispondo alle domande di uno psicologo... Mi sento un po' in imbarazzo... Vediamo di trovare il Nodo Gordiano... Ahahah, scherzi a parte.
Nella vita fuori dal "Tubo", sono un Art Director specializzato nel Web Design. Fin dalle superiori ho studiato il mondo pubblicitario e della comunicazione laureandomi successivamente in Scienze del Design.
Questo prequel per giustificare le mie mosse. Un giorno, spinto dal desiderio di sperimentare i "nuovi" social network unito alla mia passione per il montaggio e l'editing video, ho deciso di intraprendere la "carriera" da YouTuber. Mi si aprì un Mondo molto più profondo di quello che mi aspettassi.
Siamo onesti e diciamo anche che sono un pochino egocentrico (in senso buono) e fin da piccolino ho avuto il pallino di diventare famoso... Non che ora sia "famoso", ma piano piano sto ottenendo un sacco di soddisfazioni!

2) In base alle tue esperienze, quali sono gli ingredienti necessari per realizzare i propri obiettivi?
Guarda... Se credi veramente in una cosa, hai infiniti modi per raggiungerla... basta avere determinazione. Forse non sembra subito a portata di mano... Ma quando meno te lo aspetti, potresti ritrovarti tra le mani il sogno che hai tanto desiderato.
Determinazione, voglia di fare e divertimento. Se mischiati insieme, sono tre potenti ingredienti per raggiungere qualsiasi obbiettivo!

3) Hai mai avuto momenti di sconforto lavorativo? E se sì, come li hai superati?
Guarda... Lo sconforto "purtroppo" può arrivare in ogni campo... Non so se ti stai riferendo al mio lavoro o alla mia "carriera" da Youtuber. Ma credo che tutti noi, per qualsiasi motivo possiamo avere "momenti no".

- Nel mio lavoro, a volte, possono verificarsi situazioni difficili. Avere lavori noiosi, complicati o tediosi che ti portano a dire: "ma chi me lo fa fare?!".
- Su Youtube, puoi fare video tecnicamente belli e divertenti... Ma rimanere con pochi iscritti... poche visualizzazioni... Puoi ricevere commenti veramente offensivi... Non nascondo di aver provato più volte un senso di sconforto.

Poi però, per entrambe le situazioni, passa il momento di sconforto grazie alla determinazione di cui parlavo nella seconda domanda... E sopratutto vieni motivato dai traguardi già raggiunti!


4) Cosa suggeriresti ad un giovane pieno di talento, ma è bloccato perchè è circondato da una concorrenza spietata, e ha paura di non farcela?
Se ti stai divertendo e hai trovato un' idea vincente o hai talento nel reinventarti/personalizzarne una già funzionante: la concorrenza non è mai troppo spietata. Non vorrei sembrar presuntuoso, parlo solo per dare un consiglio, ma per forza di cose, mi uso come esempio (d'altronde sono io l'intervistato ahaha). Io sono solo da un anno scarso su Youtube... E mi sono infilato in una realtà composta da molti YouTubers già affermati... Mi reputo uno degli ultimi, non dei primi... Con questo non voglio dire che dopo di me non deve esserci più nessuno! Anzi! Molti stanno emergendo proprio ora... Purtroppo/per fortuna è una ruota che gira e ci sarà sempre spazio per idee nuove...

5) Sei più portato a pensare a ciò che hai fatto nel passato, a ciò che devi fare in questo momento, o a come andrà il tuo futuro?
Guarda... Penso alla creazione del mio futuro concentrandomi sulle scelte del presente, fatte grazie alle esperienze del passato.

Ringrazio Daniele per la disponibilità e cortesia nel rispondere alle mie domande. 
Credo che ognuno di voi possa trarre le giuste conclusioni a riguardo. 
Il mio invito è di guardare i video di Daniele che sono davvero comici e ben fatti. 
Presto arriveranno nuove interviste, tecniche, segreti per uscire dal fenomeno dello scoraggiamento, e prendere in mano la vostra vita. 

Dr. Delogu



lunedì 24 gennaio 2011

Psicologia anti-crisi economica

Col 2011, gentili lettori, si apre ufficialmente in questo blog il filone della psicologia anti-crisi economica, che vi dimostrerà come "la crisi"  è prima di tutto uno scoraggiamento interiore che priva le persone della capacità di adattarsi alle nuove condizioni di mercato. Il non sapersi adattare alla domanda che è cambiata è il principale motivo per cui tutti parlano di "crisi". La bottega sotto casa che fa prezzi stellari non può competere con le offerte del discount. Se insiste nella sua staticità, saranno le condizioni ambientali stesse che selezioneranno la specie più adatta, col conseguente estinguersi delle specie che non si sono adattate. 
E' la legge dell'evoluzione della specie, ma è anche la legge del mercato, un mercato che cambia molto rapidamente, dove il cellulare touch screen di oggi è già obsoleto tra 1 anno; dove il negozio di 30 anni fa oggi riapre con un'insegna cinese, dove il negozio pomposo di antiquariato, oggi lascia spazio al centro TIM. 
Ma questo molte persone sembrano non capirlo. Il posto fisso oggi è sempre meno fisso, mentre crescono figure professionali limitrofe che trovano molto più spazio come liberi professionisti nel mare dell'inflazione. 
Cosa vuol dire questo, in soldoni? Vuol dire che se io lavoro in un bar dove circola poca gente, è fisiologico che prima o poi verro licenziato, ma questa non è colpa della crisi,  è colpa mia che rimango inchiodato in un posto di lavoro fallimentare invece che spedire il mio curriculum nella più vicina playcity o Joyvillage, dove c'è più divertimento e la gente entra a frotte. Un posto fisso per essere un buon investimento non basta che sia fisso, lo deve essere nel futuro. 
Voglio mostrarvi apertamente ciò che tocco con mano ogni giorno, prima di dirvi che ho una sorpresa bellissima per voi.

L'altro giorno ero in ospedale col marito di una mia paziente, e si parlava di sua figlia, la quale, mi raccontava, ha aperto col fidanzato una gastronomia. "Lavorano, di quello sono contento, almeno non sta a casa senza far nulla, però c'è la crisi...".
Ok, c'è la crisi. 
Vengo a scoprire che questa gastronomia è a 5 minuti dal mio studio, e quindi gli chiedo: "ascolti, ma com'è che io, avendo lo studio lì a due passi, non ho mai ricevuto nemmeno un volantino di questa gastronomia?". 
Lui: "Beh, qualche volantino l'hanno dato, ma è la crisi, la gente non compra".
...qualche volantino.... e di nuovo la crisi. 
A conti fatti questi ragazzi hanno investito soldi in attrezzature tipo girarrosto per vendere il pollo, ma hanno trascurato TUTTO il marketing, il business plan e l'indagine di mercato. Il risultato è che i clienti che entrano sono quelli che ci passano di fronte ogni giorno, chi ce l'ha sotto casa, ma io che disto 500 metri non rientro nel raggio d'azione della gastronomia, ma non perchè non mi interessa, perchè semplicemente la notizia non mi è arrivata. 
Quindi non serve uno scienziato per immaginare cosa accadrà tra qualche anno: l'affitto da pagare e le spese saranno maggiori degli incassi, e il SISA che sta a meno di 1 minuto da lì venderà il pollo ad un prezzo inferiore e quindi più conveniente. Colpa della crisi? 

Altro esempio. Accanto al mio studio c'è un ristorante. Ho capito che è un ristorante dal fatto che ci sono i tavolini e delle cameriere, ma non dal fatto che c'è un'insegna, perchè non c'è nessuna insegna, nessun cartello, nessuna immagine esplicativa che faccia capire il tipo di cucina, gli orari e i prezzi.
A Roma, tanto per intenderci, i ristoranti che fanno il menù fisso per turisti, solitamente hanno una lavagna con i menù scritti con colori diversi e il prezzo ben chiaro, e in aggiunta il cameriere fuori che ti saluta e ti invita ad entrare. 
Roma: Menù con prezzi diversi + cameriere fuori
Cagliari: nessun menù, i camerieri dentro.
Roma: locali pieni
Cagliari: locale vuoto. 
Roma: città eterna collaudata da orde di turisti internazionali
Cagliari: città di mare che si affaccia al turismo da poco

Capite come abbia grande importanza che il sardo impieghi gli stili e le tecniche che funzionano in una città che vive sostanzialmente di turismo. 

Se prima aveva un senso lo slow food, oggi valgono i pasti veloci a basso prezzo per i lavoratori che hanno un'ora di pausa, e pagano con ticket restourant. 
Il ristorante sotto il mio studio non accetta ticket restourant, è sempre vuoto e ha prezzi chiaramente altissimi.
Ho visto da poco che anno messo un'imitazione di menù turistico, ma l'insegna ancora non c'era, nè la lavagna, nè i camerieri che attaccano bottone quando passi.

Colpa della crisi? Ne siamo proprio sicuri?

A Roma, dentro la stazione Termini, ci sono dei negozi monomarca "a tempo". Sì, avete capito bene, a tempo. Sono costruiti su strutture in cartongesso, restano dentro la galleria 3 mesi, e quando ripassate, 3 mesi dopo, trovate altre marche, altre insegne, altro personale. Questo, nella psicologia del cliente-turista  implica 2 cose: 
1) passo spesso in galleria a Termini, vediamo cosa c'è
2) se c'è un vestito che mi piace lo prendo, altrimenti cambiano lo stand e non lo trovo più. 
Quindi, secondo Robert Cialdini, psicologo americano autore di "le armi della persuasiione", siamo di fronte ad un meccanismo psicologico molto importante: il principio della scarsità. E in questo caso, scarsità temporale, che è lo stesso principio su cui si basano le svendite totali: puoi comprare, ma solo da giorno X al giorno Y, il che induce il cliente a comprare anche cose che non gli servono, pur di non farsi scappare l'occasione. 

Credo che questo primo post sia sufficiente per smuovere dentro di voi qualcosa, per tornare a sperare, e vedere che in fondo a quel canale abbiamo tutti gli strumenti per raggiungere i nostri obiettivi. 

Dr. Delogu

P.S: Nel prossimo articolo ci sarà un'intervista ad un ospite speciale. Si chiama Daniele, e molte persone lo conoscono come Daniele Doesn't matter. Se non sapete chi è, vi dico solo di cercare se youtube i suoi video, e per far prima cliccate qui http://www.youtube.com/user/DoesntmatterPodcast. Daniele ci svelerà i segreti del suo successo, e ci farà capire qual'è l'ingrediente magico per raggiungere i nostri obiettivi.
Quindi allacciatevi le cinture che questo 2011 sarà l'anno del successo lavorativo per ciascuno di voi.

A presto, e scrivetemi! 

mercoledì 19 gennaio 2011

Iniziative Gratuite MIP 2011



Cari lettori, 
Vi scrivo per informarvi che nell’ambito dell’iniziativa denominata “Maggio di informazione psicologica” (MIP), da Maggio 2011, mese della prevenzione e del benessere, sarà possibile effettuare un colloquio psicologico gratuito. Potrete consultare il sito di riferimento http://www.psicologimip.it/ per conoscere i dettagli dell’iniziativa.
Per tutto il mese di Maggio, su tutto il territorio nazionale, potrete scegliere Psicologi e Psicoterapeuti MIP che dedicheranno gratuitamente parte del proprio tempo a promuovere la cultura psicologica, offrendo un colloquio a coloro che ne faranno richiesta.
Attraverso questo sito troverete i nomi degli Psicologi, che come me hanno aderito al MIP. http://www.psicologimip.it/psicologimip.asp.
Nel mese di Maggio 2011, all’interno dell’iniziativa MIP, verranno promossi eventi informativi GRATUITI che tratteranno di Psicologia. L’obiettivo di tali eventi sarà di sviluppare nelle persone un’adeguata cultura psicologica, fornendo informazioni correte sulla Psicologia e sugli Psicologi, avvicinando e sensibilizzando la popolazione a tematiche di carattere psicologico.
Attraverso il sito http://www.psicologimip.it/iniziativemip.asp  potrete scegliere uno degli eventi formativi gratuiti MIP presenti nella vostra zona di residenza.
Perciò iscrivetevi, le nostre iniziative sono collaudate dall'esperienza, e perciò estremamente interattive. 

Presto ulteriori dettagli.
Dott. Delogu

mercoledì 5 gennaio 2011

Il male che può fare la sofferenza

Cari lettori,
ringrazio tutti per gli attestati di stima e i complimenti per il post precedente. Ringrazio i lettori abituali, tra i quali Alessandra G., alla quale faccio tanti auguri di buon compleanno - e i lettori saltuari che capitano qui per caso.
Mi piacerebbe dire che la sofferenza è un dono, e che ci rende tutti uniti, migliori e più empatici verso chi soffre, ma non è la verità. Non tutti funzioniamo così.
Certe persone quando entrano a contatto con la sofferenza ne divengono accecate, si chiudono in se stesse, nel loro dolore, e non lasciano entrare nessuno. Tutti gli altri problemi, qualsiasi conforto o parola diventa inutile e controproducente, perchè queste persone, divenute cieche dal dolore, vi dicono apertamente che "non si libereranno mai di quel dolore", e che "non possono più smettere di soffrire, perchè il ricordo di ciò che è accaduto è troppo grande, indimenticabile". Potete provare a convincerle che esistono forme di terapia formidabili, che liberano dai ricordi traumatici in poche sedute, ma queste persone vi diranno che loro "non vogliono dimenticare", o che non possono e non potranno mai smettere di soffrire.
Che fare dunque?
Esiste una condizione in psicologia che si chiama "helplessness", tradotto significa "inaiutabilità". L'esperimento venne fatto da Seligman negli anni 60. Egli scoprì che un cane posto in una gabbia con il pavimento elettrificato nel quale non c'è possibilità di fuga o di controllare la scarica, inizialmente cerca di sottrarsi alla scossa in tutti i modi, ma poi, quando vede che non c'è scampo, si corica su un lato e si lascia morire. Smette di combattere e attende la morte. E adotta lo stesso comportamento anche quando si para davanti una via di uscita, o quando la scossa termina. Il cane non reagisce, e mostra dei chiari segni di depressione cronica.
L'essere umano grossomodo funziona così, ma con un'alta variabilità del comportamento. Si è visto che le persone propense al pessimismo sono più propense a diventare helplessness, e apprendono questo comportamento, anche solo vedendo altre persone che mostrano comportamenti simili. Chi è convinto che non ce la farà mai, che il futuro è uno schifo, che nessuno lo potrà mai aiutare, e che non c'è soluzione al suo stato tranne col suicidio, è rinchiuso nella barricata della sofferenza, che Seligman ha chiamato Helplessness, inaiutabilità. Queste persone non si lasciano aiutare, non hanno la forza di combattere e si rifiutano di farlo. Potete minacciarle, persuaderle, ma non funziona nulla con loro; ed è la sofferenza che li ha resi così: non più empatici, non c'è nessuna energia, solo un muro e totale indifferenza verso chiunque stia attorno.

Ho visto oggi una madre che era in visita  dalla figlia 15enne che si sta riprendendo da un gravissimo incidente in scooter, figlia ancora ricoverata presso uno degli ospedali dove lavoro. Io passo saltuariamente quasi ogni settimana per salutarla e vedere come sta, anche se è ricoverata in un reparto che non è il mio, perchè me la sono presa a cuore. Oggi ho scoperto che è migliorata molto: parla, muove le gambe, è più espressiva, ma proprio non si ricorda di me, malgrado sia andato più volte a tenerle la mano e a raccontare qualche storia divertente, quando ancora lei faceva con la testa solo sì e no, e aveva la tracheotomia. Per la madre invece il caso è disperato, e non sono riuscito a convincerla a farsi aiutare da me. La madre è in una totale e perenne condizione di inaiutabilità: nessuno le restituirà la figlia com'era prima, non importa i miglioramenti che potrà fare, non importa che il primario le dia delle grandi speranze, non importa che io stesso abbia visto oggi una ragazzina che stentavo a riconoscere, quanto è migliorata.
Questo è il male che può fare la sofferenza. La sofferenza rende alcune persone insensibili, dure, inaiutabili.

Per questo post, tolgo il campanello. quando sarò riuscito a trovare una soluzione anche per queste persone, lo rimetterò.

Dr. Delogu