Ipnosi e psicoterapia a Cagliari

venerdì 31 ottobre 2014

Volete superare un trauma? Leggete qui.

Cari lettori,
Si dice che il tempo guarisce ogni cosa. Ma è proprio vero?
In molti casi sì: il tempo che passa, il sovrascrivere la nostra memoria con altre esperienze effettivamente aiuta, ma non sempre.
Facciamo un esempio: quale conseguenza può avere la morte di un genitore? O una violenza sessuale nella vittima? O un abuso nell'infanzia?  Il tempo guarisce anche quei ricordi, o ci sono ricordi talmente traumatici da diventare water resistent al lavaggio temporale?
Sarò sincero: è molto difficile prevedere quali conseguenze può avere un'esperienza come una violenza sessuale, per esempio. Ci sono donne che dopo un travaglio mentale ci mettono una pietra sopra e guardano sempre avanti, vivendo pienamente i loro rapporti, e altre che evitano in generale tutto ciò che ha a che vedere con la sessualità perché lo percepiscono "sporco". Altre donne ancora riportano dei comportamenti diversi (psicosomatici, come dolore) in reazione a uno stimolo simile all'evento traumatico. Siamo tutti diversi, e reagiamo in modo diverso in base a ciò che ci circonda e a ciò che sta scritto nel nostro DNA. E questo vale anche per il lutto, per una malattia degenerativa, maltrattamenti, aborto, minacce, tutto ciò che è rimasto impresso indelebilmente nella nostra memoria.
I ricordi traumatici hanno questa caratteristica: il tempo passa ma quei ricordi rimangono lì, lucidi e terribili come se fosse accaduto ieri. Chi è stato coinvolto in un evento traumatico, sa di cosa sto parlando.
Ma una soluzione c'è, e prende il nome di EMDR, psicoterapia breve, rapida, efficace oltre l'80%.
Mi rendo conto che cattura molto di più l'ipnosi, ma signori: l'EMDR è realmente efficace al di là della vostra immaginazione.
In buona sostanza attraverso una procedura particolare nella quale si ripensa all'evento traumatico e si seguono le dita (per ora prendete per buono ciò che vi dico), è possibile in 9 casi su 10 elaborare un singolo episodio traumatico, anche in una seduta, e renderlo disturbante in una scala da 0 a 10, 0.
Certi ricordi sono molto traumatici e complessi, per cui si rende necessario suddividerli in vari step, da elaborare singolarmente, come se prendeste la pellicola di un film e la divideste in 1°, 2°  e 3° tempo.
Il risultato è che quando la persona ripenserà all'evento oggetto della seduta, lo sentirà talmente distante quasi da dimenticarlo. E in ogni caso l'impatto sarà o 0 o 1 a seconda degli eventi. Per capirci, un incidente che fa perdere un arto non potrà mai essere disturbante 0, questo è chiaro, ma può perdere l'impatto negativo su di noi, al punto che possiamo lasciare andare quel ricordo.
Con l'EMDR è possibile scollare il ricordo dall'emozione, come una suola dalla scarpa. Il ricordo rimasto privo dell'emozione, diventerà un ricordo neutro.
Nella mia esperienza ho aiutato persone a elaborare traumi orribili, e se pensate che certe cose accadano solo in America, vi sbagliate. E lo dico con profonda amarezza.
Come stanno oggi queste persone?
Chiedetelo direttamente a chi ha provato l'EMDR: persone che hanno ripreso a vivere.
Per cui, se avete vissuto un trauma che condiziona la vostra vita e volete risolverlo una volta per tutte, chiamatemi.

Dott. Delogu
3473095315
g.delogu@me.com

giovedì 23 ottobre 2014

Master in ipnosi e counseling

Cari lettori,
vi informo che sono aperte le iscrizioni per il master in Ipnosi e PNL, caratterizzante per la professione di coatch e counselor. Il master è aperto a tutte le persone interessate.
Nella locandina, che purtroppo si vede poco e male -per cui mandatemi una mail che vi invio il pdf) vedrete il programma, suddiviso in moduli. Chi desidera può acquistare anche un solo modulo, e chi desidera può pagare il master in comode rate, diciamo quanto paghereste per una pasta e un cappuccino al giorno.
Chi fosse interessato può chiamare il numero nella locandina o rivolgersi direttamente a me.
Il corso sarà pratico, con esercizi mirati a farvi fare delle esperienze fuori dal comune.
Detto ciò, mi impegnerò a venire incontro a qualunque vostra esigenza.

Dott. Delogu

martedì 21 ottobre 2014

Parto in ipnosi: finalmente a Cagliari

Carissimi lettori,
la notizia è di oggi, martedì 21 ottobre: a Cagliari una donna di 39 anni partorisce quasi senza alcun dolore attraverso una tecnica di anestesia ipnotica, quindi utilizzando l'ipnosi come tecnica analgesica, senza uso dell'epidurale.
Se non l'avete vista su Videolina, trovate la notizia qui 
In realtà il parto in ipnosi è una tecnica nota e diffusa già da molto tempo in ambito medico. Il primo parto in ipnosi in Italia venne effettuato nel 1957 dal ginecologo e ipnotista Giampiero Mosconi, uno dei nomi più illustri nel panorama italiano dell'ipnosi, purtroppo recentemente scomparso. Scrisse numerosi libri, tra cui uno riguardante il training ipnotico per il parto.
Non è una prassi comune in tutte le cliniche e reparti di ostetricia e ginecologia, principalmente per motivi logistici (nessun ospedale ha un ipnotista strutturato tra il personale, quindi deve essere un esterno che agisce privatamente, col consenso del primario -cosa non proprio automatica) e più sommariamente di ignoranza e scetticismo sull'argomento.
Senza andare molto lontano c'è un'ampia letteratura sull'uso dell'ipnosi nel dolore, e importanti riconoscimenti scientifici sull'efficacia. Nonostante ciò, NESSUNA STRUTTURA DI TERAPIA ANTALGICA di Cagliari ha nel suo organico uno psicoterapeuta esperto di ipnosi nel dolore. Con buona pace della definizione di dolore globale dell'organizzazione mondiale della sanità, nella quale rientrano gli aspetti psicologici, costituenti l'esperienza soggettiva del dolore.
No: per gli amministratori il dolore va trattato per via chirurgica o farmacologica, STOP. Non c'è spazio per l'ipnosi e gli aspetti psicologici, anche se questa unione di forze dovesse significare una remissione della sintomatologia (leggi, paziente dimesso).
Lascio a voi lettori le dovute conclusioni.
Discorso purtroppo non molto diverso nel parto. Per questa ragione l'annuncio pubblico di un parto in analgesia ipnotica fa scalpore, perché è una voce fuori dall'ordinario.
Vorrei tanto che non fosse solo un ritaglio di un giornale, ma facesse da apripista verso un'integrazione dell'ipnosi ai trattamenti ormai consolidati. 
Come funziona il training per il parto in ipnosi?
Insegnando alla partoriente degli esercizi di autoipnosi da eseguire a casa propria, finalizzati a gestire le varie fasi del parto in autoipnosi. Ridurre il dolore è possibile, come dimostrato dall'articolo, ma anche accelerare la fase espulsiva e accorciare il travaglio.
I migliori candidati sono i buoni soggetti ipnotici, ma la cosa che conta è entrare nell'ottica di apprendere un nuovo modo per usare la mente per gestire il proprio corpo.
Detto ciò, vi prego, spargete la voce di questa notizia: l'ipnosi è un grande aiuto per gestire il dolore del parto, e oggi ne avete avuto una prova proprio qui in città.
Per un approfondimento sull'ipnosi nel parto leggete qui.
Nei vari ambulatori di terapia del dolore (tutti eccetto il policlinico) mi sono specializzato in ipnosi nel dolore, in tutte le sue forme, partendo dal dolore benigno (cefalea, emicrania, fibromialgia, lombosciatalgie, colon irritabile etc) passando per la dimensione del dolore oncologico e il dolore da parto. Stando dove la gente sta male sul serio, lontano dai riflettori.

Lo scrivo e lo sottoscrivo: in qualsiasi momento sono pronto ad aiutarvi.
Ringrazio l'equipe di Ostetricia della clinica universitaria per l'ottimo lavoro.

Dott. Delogu

Orientamento sessuale: questo mistero.

Cari lettori, 

E’ recente la polemica della trascrizione sul registro di matrimoni gay da parte dell’On.Ignazio Marino, con grande clamore e contestazioni. La questione spacca le opinioni tra favorevoli, meno favorevoli e contrari. E in Italia in molti posti si grida allo scandaloLa sessualità risente fortemente della cultura di appartenenza, e il concetto stesso di famiglia si trasforma a seconda della cultura che la circonda e la descrive. La sessualità è quindi un aspetto dinamico, plastico e non statico. Questo significa in poche parole che certe esperienze ambigue in ambito sessuale ci confondono, disorientano la nostra identità, mettendo in dubbio la nostra eterosessualità, che si basa, nella nostra cultura, su una dicotomia assoluta: o sei eterosessuale, o sei omosessuale. Ma questa categorizzazione netta va bene nei manuali, ma poco si adatta alla realtà, dove esistono persone che hanno delle relazioni affettive stabili con un partner eterosessuale, ma sono talvolta attratte da esperienze con persone dello stesso sesso, senza alcun coinvolgimento affettivo. Queste persone in quale categoria rientrerebbero? 70% eterosessuale, 30% omosessuale? Sono "veri omosessuali" che ancora non si riconoscono tali, come qualcuno pensa? Io non ne sarei così certo.
C’è chi trova eccitante l’idea di un rapporto orale con un altro uomo, ma trova impensabile l’idea di starci insieme e farci una famiglia. C’è chi è attratto da un rapporto passivo da parte di un travestito, ma non per questo se lo sposerebbe. C'è chi 
sta bene con un partner dello stesso sesso, così come uno di sesso diverso.
C’è soprattutto chi accetta queste cose, e accetta questa parte di sé, in qualunque percentuale si presenti, e chi invece se ne fa una croce, sentendosi sbagliato e marchiato di una vergogna che non si cancella. Qui entra in gioco lo psicologo, che ha il compito di fare chiarezza dentro la persona, partendo da un punto fondamentale: l’accettazione. Richiede tempo, richiede una persona -nella fattispecie il terapeuta- che non sia giudicante, che accetti l’altro così com’è, e che conosca tecniche e modalità specifiche di agire. Nella mia esperienza posso dire che esiste la possibilità di stare meglio, la possibilità di avere una strada davanti laddove si pensava di essere in mare aperto, senza meta. Per coloro che si sono sentiti toccati da queste mie parole, la porta è sempre aperta. 

Per completamento, ho trovato un ottimo decalogo di una collega pubblicato su Repubblica, che incollo: 

1. L’orientamento sessuale è il risultato dell'interazione di fattori biologici, genetici, ambientali e culturali. Non è biologicamente preordinato in modo rigido verso un dato sesso, ma solo indirizzato con una preferenza, in modo più o meno rilevante, nella maggioranza dei casi, in senso eterosessuale. Rimane un certo grado di fluidità potenziale, che permette lo svilupparsi delle differenze, in base a processi di apprendimento ed eventi di vita.
2. Non siamo sessualmente orientati in modo stabile e unico ma possono determinarsi dei cambiamenti. Ci sono persone che vivono anni da eterosessuali e poi sperimentano, in alcuni periodi, cambiamenti nell’attrazione sessuale, nelle fantasie e nel desiderio. Questa instabilità riguarda gli eterosessuali così come gli omosessuali.
3. Ci sono motivi per pensare che in assenza di pressioni sociali, condizionamenti culturali ed educativi di una società che sostiene e favorisce la direzione etero, probabilmente una proporzione di popolazione molto più vasta esprimerebbe un orientamento sessuale diverso. È un dato appurato inoltre che le persone che hanno rapporti di natura sessuale, in modo occasionale o continuativo, con una persona dello stesso sesso, sono molte di più delle persone che si definiscono omosessuali;
4. Omosessuali ed etero non sono categorie distinte, nemmeno dal punto di vista genetico. Nonostante l’accanimento di qualche "ricercatore", nessun gene dell'omosessualità è stato fino a oggi isolato. Inoltre le etichette etero, omo e bisessuale sono ormai considerate inadeguate per esprimere l’ampia gamma di possibilità degli orientamenti sessuali. Non tutti siamo esclusivamente attratti da un genere o in misura uguale da entrambi. Sono solo schemi grossolani che inquadrano e riducono una realtà ben più complessa.
5. Le donne mostrano una maggiore flessibilità nel proprio orientamento. Diversi studi evidenziano una maggiore probabilità che le donne siano bisessuali piuttosto che esclusivamente omosessuali, mentre negli uomini si verifica il contrario. Le donne non eterosessuali tendono di più a considerare il proprio orientamento sessuale come flessibile, in alcuni casi “scelto”, mentre gli uomini più spesso lo vivono come innato e immutabile.
6. Alternative di orientamento sessuale riguardano statisticamente più i maschi per poi rimanere abbastanza stabili nel tempo, rispetto a quello che avviene nelle femmine. Percorsi geneticamente innati sembrano esserne le cause, insieme ad elementi legati alla più elevata rigidità dei ruoli di genere culturalmente imposti agli uomini nella nostra cultura.
7. L’ipotesi – smentita dagli studi - che l’orientamento sessuale sia immutabile e che si nasca orientati verso un dato sesso, sembra rendere più facile l’accettazione sociale dell’omosessualità in una società, come la nostra, ancora omofobica.
8. Non esistono evidenze scientifiche che l’orientamento sessuale possa essere modificato volontariamente. L’American Psychological Association ha escluso che sia possibile modificarlo utilizzando forme di terapia psicologiche o religiose. Non a caso, le cosiddette terapie riparative orientate agli omosessuali falliscono clamorosamente. 
9. Non c’è alcuna prova scientifica legittima che dimostri che vivere una sessualità diversamente orientata rispetto alla maggioranza, significhi aver subito traumi infantili, deficit educativi, rapporti difficili con i genitori o con l’altro sesso. Così come non è stata trovata nessuna correlazione tra orientamento sessuale e psicopatologia. Fino agli anni 70 del secolo scorso l’omosessualità era contemplata come deviazione sessuale nel DSM, il manuale diagnostico statistico di riferimento della psichiatria. Oggi questa voce resiste solo nel pregiudizio.
10. L’orientamento sessuale è una caratteristica radicata che ha un significato profondo per gli individui: è espressione di sé. La sua limitazione psicologica, culturale o giuridica infligge gravi danni psicologici.

(fonte http://d.repubblica.it/amore-sesso/2014/05/19/news/etero_omosessuale_bisessuali_di_che_sesso_sei-2145166/ )

Dott. Delogu



giovedì 2 ottobre 2014

L'ipnosi regressiva per risolvere i problemi del presente?

Carissimi lettori,
ogni tanto si presenta qualcuno da me chiedendo di essere guarito in tempi rapidissimi da problemi abbastanza gravi del presente, attraverso la tecnica dell'ipnosi regressiva, "quella di Brian Weiss". Stiamo parlando di ipnosi regressiva alle vite precedenti, per intenderci.
Qui rimango abbastanza spiazzato, perché mi trovo di fronte persone che hanno un concetto di ipnosi profondamente diverso dal mio: che fare? 
Intanto facciamo chiarezza.
Come ho già scritto in passato, il termine "ipnosi regressiva" è un termine "spot" che non esiste ufficialmente nei manuali seri di ipnosi. Il fenomeno ipnotico si chiama regressione temporale (age regression nei manuali), ed è un fenomeno ipnotico tipico della trance profonda
Quindi affinché il soggetto raggiunga il livello di esperienza descritto nei libri di Brian Weiss, deve essere
a) un ottimo soggetto ipnotico 
b) sviluppare i fenomeni ipnotici della regressione temporale e della rivivificazione, nella fattispecie non solo tornare indietro nel tempo, ma rivivere l'esperienza a livello multisensoriale
Le probabilità di trovare un ottimo soggetto ipnotico sono relativamente scarse, ma non è il problema tecnico che mi preoccupa, ma l'aspetto clinico di cui vi parlerò ora. 
Quando nel presente esistono motivi reali che peggiorano la qualità di vita (malattia di un genitore anziano che non ci lascia vivere, relazioni super conflittuali con partner problematici, disturbi dell'umore evidenti, problemi di instabilità economica e affettiva) leggere le storie di Brian Weiss apre uno spiraglio di speranza in chi speranza non ne ha più. Secondo l'autore non solo è possibile scoprire chi eravamo nella vita precedente, ma, risolvendo i pasticci precedenti, magicamente cambia il nostro modo di vedere, sentire, pensare nel presente
Vorrei tanto dirvi che in questa favola a lieto fine ci credo, ma purtroppo non è così. 
Nella mia esperienza quando ci sono problemi chiari ed evidenti nella vita attuale, questi vanno affrontati con un lavoro impegnativo che si chiama psicoterapia. 
Cercare un facile viatico nell'ipnosi regressiva bypassando i problemi del presente, è una pia illusione che funziona bene nei libri, in tv, su youtube, ma non nella vita reale. Anche per difficoltà tecniche nell'eseguire il tutto: cosa succede se impostate una terapia sulla vita precedente, e la persona semplicemente non riesce a visualizzare? Cosa succede se la persona rievoca una monotona vita da contadina nella russia del 1700 fatta di raccolti, semina, figli da tirare su, e una vita passata interamente sui campi?  Se non ci sono nodi da sciogliere, che fate? Tornate indietro ulteriormente fino alla 60° vita?
Se la persona regredisce a un animale o un insetto, che fate? 
I bei romanzi con le trame scritte bene piacciono molto anche a me, ed è vero che esistono persone in grado di sviluppare fenomeni di questo genere, ma sono la minor parte. 
Quindi se avete un problema reale nel qui e ora, il mio consiglio è di puntare su questo e di lasciare l'ipnosi regressiva alla vita precedente come curiosità intellettuale, non come strumento terapeutico. 
Riguardo le tempistiche, vi dico questo: per quanto piaccia molto anche a me fare terapie brevi ed efficaci, ogni lavoro richiede tempo, soprattutto in relazione alla velocità della persona di affrontare e superare certe situazioni. 
Sapete cosa succede se si fa l'errore di forzare la mano a qualcuno che vuole risolvere in fretta un trauma perché non ha la pazienza di aspettare? Ebbene, questo qualcuno comincerà a star male tutto il giorno e non dormire la notte. La nostra mente ridiede tempo per certi lavori, e bisogna sempre ascoltarsi e non imporsi ritmi eccessivi per non stare peggio dopo.
Quindi prima di cercare soluzioni ultra rapide, chiedetevi sempre quali sono gli effetti collaterali, e valutate sempre che ultra rapido non corrisponda a ultra temporaneo. 

Dott. Delogu